Palazzo Bo

Palazzo Bo è uno degli edifici storici simbolo di Padova e si trova nel cuore del centro storico della città, in via VIII Febbraio, di fronte al comune, Palazzo Moroni, e accanto al caffè senza porte, il Caffè Pedrocchi.
È la sede principale dell’Università degli Studi di Padova sin dall’anno 1493, una delle più antiche università del mondo e seconda in Italia, dopo quella della città di Bologna, ma prima, sia in Europa che in Italia, ad accettare ai suoi corsi studenti di religione ebraica e di lingua tedesca, che costituivano il gruppo più numeroso e che potevano laurearsi restando fedeli al loro culto protestante, senza attenersi alla bolla papale e doversi convertire alla fede cattolica.
Si pensa che l’Università di Padova sia nata intorno al 1222, in quanto sono stati trovati dei documenti accademici risalenti a quell’anno, ma non si può affermare con certezza, a causa del fatto che al principio l’università nacque come Universitas Studentium, ovvero studenti e docenti che si trovavano senza seguire un’organizzazione precisa. Inoltre, lo Studio Padovano, inizialmente si divideva in due università: l’Università degli ultramontani, studenti provenienti dai paesi esteri, e l’Università dei citramontani, studenti nostrani. Solo successivamente, nell’anno 1399, si decise di dividere l’Ateneo sulla base delle materie di insegnamento, dando così vita all’Università degli artisti, ovvero filosofi e medici, e l’Università degli studenti di Giurisprudenza.
La città di Padova era un richiamo per tutti i giovani del mondo, sia per la fama dei professori, sia per le condizioni di vita singolari rispetto alle altre città: gli alloggi erano accoglienti, i prestiti erano ad interessi ridotti ed erano esenti dalle tasse e tutti questi studenti provenienti da paesi diversi fecero sì che la lingua franca fosse il latino.
L’Università di Padova accolse personaggi di grande importanza, come Papa Sisto IV, il re di Polonia Stefan I Báthory, Ippolito Nievo, Copernico, Galileo Galilei, il fondatore dell’anatomia patologica Giovanni Battista Morgagni e William Harvey, che scoprì la circolazione del sangue proprio grazie ai suoi studi nella città patavina.
Parte della bellezza attuale di Palazzo Bo si deve ai lavori che furono fatti tra il 1542 ed il 1601, iniziati dall’architetto italiano Andrea Moroni e, alla sua morte, nel 1560, continuati da un architetto della Repubblica di Venezia, Vincenzo Scamozzi. L’ala posta su Riviera dei Ponti Romani, più recente, si deve all’aretino Guido Fondelli, mentre l’area porticata, che dà su via S. Canziano, ha incorporato il Palazzo dell’antica famiglia dei Capodivacca, già dal XIV secolo.
La nascita dell’edificio si colloca nell’anno 1493, come riportato da alcuni documenti in cui si ritiene che tra via Cesare Battisti e via 8 Febbraio, l’area che oggigiorno è definita la più antica del Bo, sorgessero tre case appartenenti alla nobile Famiglia dei Papafava e che queste costituissero il nucleo del Palazzo. Nucleo passato poi sotto la proprietà di un macellaio nel 1405, quando il Signore di Padova Francesco I da Carrara glielo aveva dato in dono dopo il suo servizio alla città durante l’assedio. Ed è proprio per questo motivo che l’edificio prende il suo appellativo di “Palazzo Bo”, in quanto il macellaio aprì una locanda chiamata Hospitium Bovis, che aveva come insegna un bucranio, tra l’altro ancora oggi simbolo dell’Università di Padova. La locanda ebbe vita fino al 1493, quando poi l’università l’acquistò e la rese agibile come sede principale con dei lavori che durarono fino al 1501, anno della sua inaugurazione. Altri lavori di ristrutturazione ed ampliamento furono poi fatti nel 1522, grazie al Senato Veneziano, in quanto Padova era sotto il dominio della Serenissima.
L’aspetto attuale del palazzo lo si deve al rettore Carlo Anti, che negli anni della sua carica, dal 1932 al 1943, avviò un importante intervento edilizio. La sede dell’Università venne arricchita così da affreschi e arredi, grazie al lavoro del designer milanese Gio Ponti ed il suo team che creò una storia da leggere per coloro che visitavano l’edificio.
Il corpo attorno al quale si sviluppa il Palazzo del Bo è il celebre Cortile Antico, che gli dà la forma che tutti oggi conosciamo e che è composto da una loggia a doppio ordine di colonne che si innalza su due piani, con una struttura molto semplice e da cui si aprono le aule per le lezioni. Sovrastato dall’alta torre medioevale dell’orologio, il Cortile Antico è un elegante chiostro cinquecentesco che fu attribuito all’architetto Andrea Moroni, lo stesso che progettò ed edificò il Palazzo Comunale, posto di fronte al Bo e che viene chiamato anche Palazzo Moroni in suo onore. Fino alla fine del Seicento, il Cortile Antico fu interamente ornato da stemmi che rappresentavano le famiglie degli studenti e le personalità che ricoprivano cariche accademiche interne all’Università di Padova. Dalla loggia superiore possiamo accedere alla Sala delle lauree di Medicina, del XIV secolo, mentre nel vano di accesso alla scala meridionale che porta al piano superiore è situata la statua di Elena Lucrezia Cornaro, prima donna al mondo a conseguire una laurea, in filosofia, nel 1678, presso l’università patavina, ad opera dello scultore bassanese Bernardo Tabacco. La pavimentazione del cortile e del colonnato in trachite aveva perso il suo colorito originario, che fu poi riportato alla luce con i lavori di restauro conclusi nel 2013.
A nord ovest dell’edificio troviamo il famoso Teatro Anatomico, unico nel suo genere, in quanto luogo esclusivo in cui venivano sezionati i cadaveri a scopo scientifico. Il Teatro si erige su sei piani ellittici in legno e contiene 300 posti a sedere, che, dal centro della sala, si alzano intorno al tavolo anatomico. Il Teatro Anatomico fu ideato dal patologo Girolamo Fabrizi d’Acquapendente nel 1594 e fu inaugurato l’anno dopo: era il primo teatro anatomico d’Europa.
A nord-est del palazzo troviamo la Sala dei Quaranta, sala che prende il suo nome dalle immagini di 40 allievi famosi dell’Università, vissuti a Padova tra il Duecento e l’Ottocento, dipinti sulle pareti. Non si tratta di veri ritratti, bensì di 40 rievocazioni emblematiche dipinte a tempera da Giacomo da Forno, nel 1942, che hanno quindi valore puramente simbolico e non iconografico. Tra questi studenti troviamo William Harvey, Nicolò da Cusa, Georg Wirsüng, Michel de l’Hôspital, Niccolò Copernico e molti altri e le loro storie ci raccontano come l’Ateneo dell’Università sia sempre stato un centro di diffusione del sapere, in qualsiasi campo: in queste quaranta immagini possiamo infatti trovare giuristi, umanisti, medici, botanici, naturalisti, poeti e vescovi.
In questa sala furono conservati anche 7 labari delle Facoltà o Scuole, di seta, ricamati in oro o anche dipinti e che oltre al colore ed al simbolo della Facoltà portano lo stemma della città che lo ha donato, in alto a sinistra.
Nella sala è conservata inoltre la Cattedra di Galileo, costruita in legno e sovrastata da un suo ritratto, cattedra dalla quale, secondo la tradizione, lo scienziato teneva le sue lezioni negli anni in cui fu Professore di matematica e fisica presso l’Università patavina, dal 1592 al 1610. Gli assi lignei che compongono la famosa Cattedra hanno confermato la sua antichità, dopo un meticoloso restauro avvenuto recentemente.
Tra le sale più importanti di Palazzo Bo, oltre a quella del Teatro Anatomico e della Sala dei Quaranta, troviamo l’Aula Magna, che nasce dalla trasformazione della sede della Scuola Grande dei Legisti in aula da disegno, tra il 1854 ed il 1856, e anche dall’intervento dell’architetto e designer Gio Ponti, nel 1942, che ricostruì la parete di fondo dell’aula, con i seggi del Senato Accademico e dove si legge il motto dell’Università “UNIVERSA UNIVERSIS PATAVINA LIBERTAS”, e che riordinò i sedili per il corpo accademico ai lati e anche i moltissimi stemmi che ornavano l’aula. Il prezioso soffitto, affrescato dal Carlini nel 1854, fu innalzato di circa cinque metri durante i restauri dell’Ottocento e, in quegli stessi anni, si decise di riservare l’Aula alle cerimonie.
Dalla parte meridionale dell’Aula Magna si accede ad una grande sala, chiamata La Basilica, che prende il nome dalla sua suddivisione spaziale ritmata dalle colonne. Inizialmente, questa sala doveva essere destinata alla Biblioteca Universitaria, secondo il disegno di Girolamo Frigimelica, ma fu poi utilizzata come laboratorio di fisica. Del progetto iniziale restano però due portali che fungono oggigiorno da collegamento tra la Basilica e la Scuola di Giurisprudenza. Il colore con cui sono state dipinte le colonne della sala è il rosso pompeiano, che è il colore dell’Università di Padova. Le pareti della sala, che rappresentano le gesta della gioventù universitaria dall’anno 1848, furono affrescate tra il 1940 ed il 1942, mentre, per quanto riguarda il suo arredamento, dobbiamo dare merito sempre a Gio Ponti.
L’architetto Ettore Fagiuoli, invece, compie l’ultimo intervento di risistemazione del Palazzo, tra il 1939 ed il 1945, creando così il Cortile Nuovo, a cui si può accedere dalla Porta della Vacca.
Oggi, il patrimonio artistico di Palazzo Bo è aperto al pubblico, ma quest’ultimo può godere della sua bellezza solamente tramite visite guidate, in quanto, per motivi di sicurezza, non è possibile accedervi autonomamente.