Torrione della Gatta o di Codalunga

Il Torrione della Gatta, inizialmente, veniva chiamato Bastione di Codalunga, in quanto era posizionato nel quartiere della città medievale di Padova chiamato con quello stesso nome. Nell’anno 1509, quando l’imperatore Massimiliano ed il suo esercito del Sacro Romano Impero assediarono la città patavina nel corso della guerra della Lega di Cambrai contro Venezia, i difensori della città appesero un drappo all’estremità di un’asta che raffigurava il leone di San Marco, simbolo della città veneziana, come dimostrazione della loro fedeltà. È proprio da questo fatto che il Torrione prende il suo nome attuale di Gatta, in quanto la rappresentazione del leone alato non riuscì a pieno e venne additato quindi come una gatta. Il drappo venne successivamente rubato da un soldato spagnolo.
Il bastione, al principio, si alzava su una cortina formata da un terrapieno situato tra due palizzate esterne e una interna mediana. Davanti era presente un fossato che si riempiva grazie all’acqua delle risorgive che venivano fuori scavando fino ad un metro di profondità e contrastando così lo scavo di possibili gallerie di chi volesse assediare l’area. Inizialmente il bastione aveva un diametro di 50 m.
Il 26 settembre 1509 l’esercito spagnolo riuscì ad occupare la fortezza, demolendola quasi del tutto, ma, il capitano Citolo da Perugia e il suo aiutante Bernardino da Parma, a capo dei cittadini padovani, fecero saltare in aria la polveriera costruita proprio per occasioni come quella, così da decimare i nemici e salvare il bastione.
Fallì, pertanto, la speranza di Massimiliano di colonizzare i territori veneziani e di deviare il Bacchiglione a Limena, e i suoi uomini furono fatti prigionieri e successivamente impiccati proprio sul bastione della Gatta.
La struttura del bastione era comunque andata in pezzi, infatti l’attuale struttura che noi possiamo ammirare  è la ricostruzione degli anni successivi all’assedio e si trova più a sud rispetto alla posizione iniziale. I lavori iniziarono nel 1510 e terminarono nel 1514, seguendo il disegno di Bartolomeo d’Alviano, mentre il suo ampliamento si concluse nel 1523, quando vennero affisse le armi del podestà Leonardo Emo e del capitano Francesco Donato.
A questo punto il Torrione raggiunge il diametro di 54 m e le due gatte, all’interno della cortina, sono ancora visibili grazie all’interramento del fossato avvenuto a metà Ottocento, per poter realizzare l’attuale viale. Infatti la maggior parte della struttura oggi è ancora sepolta.
Nel 1764 venne eretta la colonna massimiliana, esattamente 50 m più a nord rispetto all’antico luogo del bastione assediato, poi rimossa per la costruzione della ferrovia, nel 1845. Fu in seguito spostata nuovamente nell’attuale posizione nel 1980.
Nel 1926 fu costruita in cemento armato, all’interno del bastione, la torre-serbatoio dell’acquedotto della città di Padova e ai suoi piedi fu eretto un sacello, come simbolo per non dimenticare le 93 vittime dell’11 novembre 1916 a causa del bombardamento aereo austriaco, in piena prima guerra mondiale. Quella bomba era destinata alla stazione ferroviaria, ma finì su un deposito di birra in via Citolo da Perugia che era posizionato proprio all’ingresso della galleria che portava al Torrione della Gatta, chiamato allora anche La Rotonda grazie alla sua forma e anche in onore di un locale all’aperto molto di moda a quel tempo, situato sopra il bastione.
Il deposito veniva usato come rifugio, ma, a causa della piena dei fiumi, in quei giorni era allagato e quindi i cittadini rifugiati si erano assembrati tutti nell’ingresso, proprio dove cadde la bomba.
Ora possiamo trovare in quel punto una lapide commemorativa fatta realizzare dal curatore dei musei civici, Andrea Moschetti, mentre sul torrione dell’acquedotto campeggia ancora una scritta in latino: «Sanguinem olim atrociter effusum aqua pie defluens lavet moles in caelum proferat perpetuo».