Cappella degli Scrovegni

Nell’anno 1300, un ricco signore padovano, Enrico Scrovegni, acquistò la zona dell’Arena Romana per farvi costruire il suo palazzo. A fianco della dimora volle edificare una cappella dedicata alla Beata Vergine, in suffragio dell’anima di suo padre Reginaldo, l’usuraio ricordato da Dante nel Canto XVII dell’Inferno.
Eretta tra il 1303 e il 1305, la Cappella degli Scrovegni ha una linea architettonica semplice ed è di modeste dimensioni: misura infatti 30 m in lunghezza, 8.50 m in larghezza e 13 m in altezza. L’interno presenta un’unica navata e una volta a botte, quest’ultima decorata da un cielo stellato, all’interno del quale si aprono dei medaglioni con figurazioni di profeti, del Cristo e della Vergine.
Giovanni Pisano scolpì per l’altare la Madonna col Bambino e i due Angeli porta-candelabro.
La Cappella è celebre in tutto il mondo per gli affreschi che Giotto vi dipinse tra il 1303 ed il 1306: in nessun altro luogo, infatti, è possibile ammirare opere meglio conservate di queste, che testimoniano la genialità e l’elevatissimo valore del Maestro.
Sulle pareti destra e sinistra vi sono quattro zone di affreschi che narrano, in trentasette scomparti, la vita di Cristo e di Maria e il Giudizio Universale sulla parete d’ingresso. La serie più bassa ha monocromati con le allegorie dei Vizi e delle Virtù. Giotto ed i suoi collaboratori affrescarono completamente la navata; il presbiterio invece è stato decorato da altri pittori. A destra della tribuna si apre una piccola sacrestia.
La Cappella degli Scrovegni, capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo, è il più completo ciclo di affreschi realizzato dal grande maestro toscano nella sua maturità.
Colore e luce, poesia e pathos. L’uomo e Dio. Il senso della natura e della storia, il senso di umanità e di fede fusi assieme per narrare in un modo unico ed irripetibile la storia della Madonna e di Gesù.