Letture consigliate

La cultura non serve, interessa a pochi, non rende... Non è così.

Paola Dubini, professoressa di Management all’Università Bocconi di Milano, lo dimostra nel suo saggio.
Secondo questa indagine, la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in altri termini per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori.
Secondo l’autrice, il punto non è che la cultura non sia redditizia, ma che non si investa abbastanza in essa. Mentre produrre un computer o un’automobile costa nel tempo progressivamente meno a parità di prestazioni, poiché la ricerca, il progresso tecnologico permettono una revisione continua di componenti, processi e prodotti, la messa in scena di un opera di Mozart non permette alcun recupero di produttività nel tempo e tende anzi progressivamente ad essere sempre più costosa. Questa specificità del settore delle arti performative è nota come sindrome dei costi e viene utilizzata in letteratura per spiegare la necessità di un sostegno pubblico nelle arti.
Recensione del libro: http://www.raiscuola.rai.it/articoli/paola-dubini-con-la-cultura-non-si-mangia%E2%80%9D-falso/42581/default.aspx

Il Primo Rapporto sul Turismo Musicale in Italia e in Veneto

I festival musicali, le stagioni dei teatri d’opera, i luoghi dei protagonisti della musica sono un patrimonio culturale straordinario e un’importante risorsa turistica in molti Paesi. Anche in Italia, tradizione e produzione musicale rappresentano un elemento di grande visibilità e attrattiva internazionale. Il nostro Paese è tra le principali destinazioni al mondo per gli appassionati di musica classica e i turisti internazionali sono una quota rilevante del pubblico di settore. Il volume indaga il mercato del turismo musicale in Italia, la sua domanda – sia auto-organizzata sia intermediata da operatori specializzati -, i trend di offerta e le possibili evoluzioni future. Approfondisce, inoltre, alcuni strumenti e proposte per la valorizzazione turistica della musica: dalla realizzazione di reti di offerta tra operatori alla costruzione di narrative territoriali efficaci, allargando la riflessione a come il turismo possa oggi essere una leva importante per promuovere e sostenere il sistema dello spettacolo, favorendo l’innovazione dell’offerta e portando allo sviluppo di nuove opportunità in termini economici e occupazionali.

L'utilità dell'inutile. Un manifesto

Non è vero – neanche in tempi di crisi – che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti “inutili” che invece si rivelano di una straordinaria utilità.
In questo saggio, Nuccio Ordine attira la nostra attenzione sull’utilità dell’inutile e sull’inutilità dell’utile. Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Kant, Tocqueville, Newman, Heidegger) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Cervantes, Lessing, Dickens, Gautiér, Kakuzo Okakura, Garcia Lorca, Garcia Màrquez, lonesco, Calvino), Nuccio Ordine mostra come l’ossessione del possesso e il culto dell’utilità finiscono per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l’arte e la creatività, ma anche alcuni valori fondamentali come la dignità, l’amore e la verità.
Recensione del libro: https://www.sololibri.net/L-utilita-dell-inutile-Manifesto.html

Finanziamenti a fondo perduto: sono la soluzione giusta?

Nell’ambito sociale e culturale, spesso gli interventi economici vengono effettuati con la modalità del finanziamento a fondo perduto, una modalità che oggi è dimostrata essere inutile se non deleteria. Per quale motivo? Per approfondire l’argomento consigliamo la lettura del libro “La carità che uccide. Come gli aiuti dell’Occidente stanno devastando il Terzo mondo”.
Cosa impedisce al continente africano di affrancarsi da una condizione di povertà cronica? Secondo l’economista africana Dambisa Moyo, la colpa è proprio degli aiuti, un’elemosina che, nella migliore delle ipotesi, costringe l’Africa a una perenne adolescenza economica, rendendola dipendente come da una droga. E nella peggiore, contribuisce a diffondere le pestilenze della corruzione e del peculato, grazie a massicce iniezioni di credito nelle vene di Paesi privi di una governance solida e trasparente, e di un ceto medio capace di potersi reinventare in chiave imprenditoriale. L’alternativa è chiara: seguire la Cina, che negli ultimi anni ha sviluppato una partnership efficiente con molti Paesi della zona subsahariana.