Sala Carmeli

Sala Carmeli fu costruita da Andrea Camarata a partire dall’anno 1753 fino al 1761 e fa parte del convento appartenente alla Chiesa di San Francesco Grande a Padova, ad ovest dell’edificio, con uno stile tipico delle biblioteche barocche.
La Biblioteca di San Francesco Grande ci riporta all’abbazia benedettina di Melk, in cui lo scrittore Umberto Eco ha ambientato “Il nome della rosa”, e può vantare una collezione di circa 22mila volumi, tra cui 420 pregiati e 450 manoscritti antichi, che appartengono alla grandissima collezione libraria dei Minori. Proprio per custodire tale pezzo di storia fu presa la decisione di far erigere la meravigliosa costruzione da fra’ Michelangelo Carmeli, teologo originario di Cittadella, che nel 1744 fu il primo docente di lingue orientali all’Università di Padova e tradusse le tragedie di Euripide, alcune commedie di Aristofane e prese parte ad alcune sedute sull’interpretazione di alcuni passi della Bibbia.
Possiamo dire che Sala Carmeli sia costituita da tre piani incastrati tra di loro. Al piano terra troviamo l’antico broletto con fontana, parte di uno spazio meditativo che fra’ Carmeli volle senza discussioni, e la cappella decorata da Alipio Melani, dove fu trovato morto lo stesso frate, nel 1766, mentre stava pregando. Il suo appartamento e le aree per gli studiosi, invece, si trovavano nel mezzanino, quel piano intercalato tra il piano terreno ed il piano nobile. Al piano superiore infine troviamo la vera e propria biblioteca, decorata da Giuseppe Gru con un ciclo di affreschi raffiguranti scene mitologiche. L’architettura della sala è a pianta rettangolare e, lungo le pareti, troviamo gli scaffali, costruiti dai frati Andrea da Volta Mantovana, Bernardo da Brescia e Antonio da Sambruson, in ebano e radica, particolari del barocco.
Nel 1797, durante l’invasione di Napoleone, i frati vennero allontanati dalle truppe francesi che occuparono il convento e lo trasformarono in un ospedale militare, la biblioteca fu saccheggiata e, nel 1810, a seguito del decreto napoleonico, il suo patrimonio fu confiscato dal demanio e fu sperperato in giro per il mondo: una parte arrivò a Parigi, un’altra parte venne affidata all’Università della città patavina, un’ultima parte finì all’asta.
Ai giorni d’oggi, la grande Sala è stata in parte occupata dalla struttura della scuola media “Giovanni Pascoli” e in parte dalla scuola superiore “Duca d’Aosta” che, fino all’anno 1995, ne fece uso come aula magna. In quello stesso anno, il 10 giugno 1995, Sala Carmeli di via Galilei fu colpita sul tetto da un fulmine che danneggiò la volta sospesa, l’affresco e le decorazioni e provocò un incendio spaventoso. Restaurata nel 2011, risalta all’occhio la volta della biblioteca, al cui centro è visibile il monte Parnaso insieme alla rappresentazione del cavallo Pegaso; è presente anche la divinità di Apollo con in mano la sua cetra e circondato da geni volanti.
La sala, appartenente al Comune da centoquarant’anni, viene ora utilizzata per scopi culturali, come spazio per riunioni e per concerti, dal momento che la normativa antincendio ne vieta la riapertura come biblioteca. C’è però un aneddoto curioso che presenzia questo gioiello padovano, in quanto, secondo la tradizione, lo spirito di padre Carmeli non ha mai lasciato la sua biblioteca. Non si conoscono le circostanze della morte di Michelangelo Carmeli, se non che fu trovato avvelenato sul pavimento della sala e questo porta a pensare che sia lui il colpevole di strani fatti che accaddero al suo interno nei periodi di restaurazione, tanto da far venire la pelle d’oca ai membri del team di restauro.