Quartiere dell'Antico Ghetto Ebraico

Il quartiere dell’Antico Ghetto Ebraico della città di Padova è adiacente al centro storico, a sud di Piazza delle Erbe, e lo si riconosce grazie al labirinto di strade strette da cui è formato. Il quartiere fu operante dall’anno 1603 e venne poi abolito sotto la spinta di Napoleone, con la Rivoluzione Francese, nel 1797, quando gli ebrei furono dichiarati liberi ed uguali.
I primi ebrei si  insediarono nella città di Padova già nel 1100, ma soltanto dopo la metà del Trecento ci fu una crescita della sua popolazione, anche grazie al fatto che l’Università patavina fu la prima, sia in Europa che in Italia, ad accettare ai suoi corsi studenti stranieri e di ogni religione, compresa quella ebraica.
Sotto il potere dei Da Carrara, si ebbe uno sviluppo del commercio che diede importanza alla comunità ebraica in quanto erano gli unici a poter essere “prestatori di denaro”, dal momento che ai cristiani era vietato fare dei prestiti, e questo primato garantiva loro il diritto di residenza grazie all’intercessione dei Signori feudali, che avevano sempre la necessità di procurarsi rapidamente il denaro per mantenere le proprie milizie. I loro “banchi dei pegni” erano frequentati sia dagli studenti che dai professori.
I primi insediamenti di San Leonardo della comunità ebraica si trovavano nei pressi di via Savonarola, lungo il Bacchiglione, ma furono da subito considerati poco pratici, sia per la lontananza da Piazza delle Erbe, dove si svolgevano i commerci, e sia dall’Università, con sede principale a Palazzo Bo, nel cuore del centro storico. Si venne a creare così l’attuale quartiere, nel 1548, che prende il nome di “Ghetto” di Padova e che venne eretto tra “Quattro strade”, alla fine delle quali erano posizionate quattro porte, che andavano a tracciare i confini da rispettare, ciascuna sorvegliata da un ebreo e da un cristiano, che permettevano di entrare ed uscire dall’area attenendosi agli orari imposti. La porta settentrionale era posizionata in via delle Piazze, poco a sud di San Canziano, quella orientale, la porta di Santa Giuliana, si trovava in via San Martino e Solferino e fu fatta costruire dal podestà e dal gran consiglio, quella occidentale era situata in via Roma, prima dell’incontro con via dei Fabbri, e quella meridionale in via dell’Arco, che confluisce in via Marsala. Queste porte furono abbattute nel 1797, quando gli ebrei vennero dichiarati liberi.
Dovendo rispettare i confini imposti, la comunità ebraica non poteva far espandere il suo quartiere ed era quindi costretta a far crescere le sue case in altezza, costruendo palazzi sempre più alti dove poter accogliere i nuovi arrivati, e che, nonostante le trasformazioni e i rifacimenti, conservano ancora l’impianto romanico. All’incrocio con via Spirito Santo e via Marsala si possono ancora osservare le case-torri sopraelevate, tipiche del quartiere ebraico.
Nel Seicento quasi tutti gli ebrei erano rinchiusi nei ghetti e non potevano uscire dai confini senza il “segno giudaico”: una rotella gialla o bianca e rossa, un cappello giallo, dei nastri gialli o un velo giallo.
Sempre nel 1600, nel Ghetto erano presenti ben 63 botteghe in cui si vendeva di tutto, ma l’arte più esercitata era la “strazzaria”, il piccolo commercio delle cose usate, tanto che, nel 1777, la Repubblica Veneta permise alla comunità ebraica di esercitare solo questo mestiere tra tutti.
Ad oggi, testimonianza importante dell’ebraismo nella città di Padova è il Palazzo Cumano, in via San Gregorio Barbarico, insieme alla prima grande Sinagoga che sorgeva in via delle Piazze, inaugurata nel 1525 e poi distrutta da un incendio nel 1943, ma restaurata per non farne perderne la bellezza storica; la si può riammirare dal 1998, anno in cui sono terminati i lavori.
Il quartiere dell’Antico Ghetto Ebraico oggigiorno è una concentrazione di enoteche e locali tipici, molto frequentati dai giovani patavini e non.